Vescovo Nuova QZERTY
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@VescovoAlessio grazie per aver accettato il mio invito ed aver presentato qui il tuo progetto: ci siamo incontrati su geekhack e ho subito pensato che questo fosse sicuramente il posto giusto
Non mi sorprende che su GH la risposta sia stata pressoché nulla: tutto quello che non è ANSI ha di norma scarsa copertura, figuriamoci per quello che è specifico per l'Italia - nicchia nella nicchia.
Trovo molto interessante la scelta del layout e la costruzione/produzione dei tasti: mi piacerebbe avere maggiori informazioni sul bottom e sul discorso «membrana».
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@yLothar ha detto in Vescovo Nuova QZERTY:
«[...]Trovo molto interessante la scelta del layout e la costruzione/produzione dei tasti: mi piacerebbe avere maggiori informazioni sul bottom e sul discorso "membrana".»
Certamente, provo allora ad approfondire l'argomento "sound" spiegando le idee alla sua base ed alcuni dettagli realizzativi che hanno portato a raggiungere un livello di piacevolezza molto elevato. L'idea acustica trova delle similitudini con i diffusori planari: un telaio in legno con una membrana fissata sul perimetro interno. Ma a differenza di questi che sono tipicamente aperti da entrambi i lati, in questo caso il retro è chiuso da una lastra di policarbonato di alta qualità (Swiss made), che viene incassata e fissata sul legno mediante 27 viti. Si crea pertanto una zona chiusa come nelle casse a sospensione pneumatica, segnata nel disegno tecnico esplicativo qui sotto come "cassa armonica". «Un planare a sospensione pneumatica?» Hahaha ora non esageriamo, conosco il mondo degli audiofili e i calcoli mostruosi che ci sono nella fabbricazione delle casse audio quindi cerchiamo di non dire troppe cavolate, perché per la sonorità di questa tastiera non c'è stato nessun calcolo, solo idee e sperimentazioni! I violini sono nati in questo modo, le casse a membrana e a sospensione pneumatica invece mediante calcoli matematici.
Da quel che ho potuto vedere, ma qui il lettore che è più esperto di me potrà confermare o smentire, mi sembra che la Vescovo sia la prima tastiera che utilizza questo concetto. Le tastiere che ho visto hanno il PCB incastrato e poi fissato con poche viti sul fondello, oppure usano delle gommepiume che si pressano sul PCB quando si va a chiudere il case. Nei casi più minimalisti come Marea di cui ho letto l'argomento in questo forum si usa un sandwitch di platen-gommapiuma-PCB-gommapiuma-platen perchè la cornice non è portante ma fissata (incollata con colla a caldo ) sul sandwitch. Mi permetto di invitarvi a ragionare sull'ampio uso di queste gommepiume perché hanno una vita nell'ordine dei 10-20 anni di cui andrebbe tenuto conto. Per questo sulla mia tastiera non le ho usate e dove servivano ho utilizzato feltro, che dalla mia esperienza con le macchine da scrivere ha una durata di 100 e più anni.
Rimanendo in argomento di feltro, ho largamente impiegato questo materiale nella mia tastiera. La barra spaziatrice ad esempio era un tasto che suonava molto male ed ho notato che anche custom molto costose hanno questo problema. Come ho risolto? Producendo una barra spaziatrice piena al 90% di cui 80% resina e 10% feltro. Anche il tasto del retrogrado, maiuscole e dell'invio sono stati riempiti con feltro insonorizzante. Anche l'inserto in alluminio superiore è stato in alcuni punti rivestito di feltro sempre in funzione di antirombo per migliorare l'acustica.
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Terminato di tediarvi con le soluzioni che ho scelto per donare un suono unico a questo prodotto, che ha di fatto un comportamento più simile ad uno strumento musicale che ad una tastiera, vi propongo questo primo sound test fatto a casa di un amico che aveva un microfono da ASMR della Zoom.
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Sono rimasto basito per la cura maniacale di ogni dettaglio, auguro il massimo della fortuna al progetto.
Mi rimane la curiosità del firmware che monta e delle impostazioni da scegliere su Windows, non ho cercato tanto ma mi pare che le tastiere qzerty ita le usasse la vecchia apple (ma non con quei caratteri extra).
Azzardo un'ipotesi e altre domande da rompiscatole: QMK con impostazione Americano internazionale?
E le altre maiuscole accentate oltre la È?
"Altri simboli" è l'AltGr messo a sinistra anziché a destra?
C'è un motivo perché Ctrl è l'unico tasto non tradotto in italiano?
Ciao
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Caro @alan0ford, sono contento ti siano piaciute le finiture di questo prodotto. Cercherò con la presente di rispondere in maniera completa alle tue domande e curiosità.
Il firmware è stato da me completamente creato con QMK: dalla matrice ai layer passando per i tre led RGB… Sono un meccanico, quindi come immaginerai ho trovato questo lavoro piuttosto complesso. La tastiera comunica con il PC in QWERTY internazionale (con alcuni accorgimenti). Grazie a MSKLC ho creato la disposizione che volevo e il relativo Setup.exe che la carica automaticamente sul PC desiderato, ecco che nella barra di digitazione appare Vescovo Nuova QZERTY e quando selezionata i segnali inviati dalla tastiera vengono interpretati correttamente generando i caratteri desiderati. Si può mantenerla come preferita, oppure selezionarla velocemente tramite Win+spazio in caso ad esempio di un uso su portatile.
Altri simboli è l’AltGr. È posizionato a sinistra in una posizione facilmente raggiungibile dal mignolo perché i simboli a cui fa riferimento sono posizionati tutti per essere utilizzati con la mano destra.
Per quanto riguarda le altre lettere maiuscole accentate oltre alla È, ci sono ma non si vedono. Non aveva senso appesantire ulteriormente la disposizione con 4 lettere che vengono usate solo nel rarissimo caso di voler scrivere un discorso tutto in maiuscolo. Si trovano con Altri simboli: A.s.+A=À; A.s.+I=Ì; A.s.+O=Ò; A.s.+U=Ù; A.s.+é=É perché la "È" è già disponibile facilmente e A.s.+E=€ (si è voluto salvaguardare l’eventuale abitudine dell'utente contabile, sebbene ci sia l’euro comodo sopra la Q). Inoltre una scorciatoia che ho programmato e che trovo possa avere una utilità è: A.s.+W=www. A.s.+C= .comPer quanto riguarda il tasto CTRL la domanda è legittima e merita una spiegazione. L’inglese non è una lingua romanza ma germanica, peraltro per la maggior parte formatasi come il tedesco in tempi piuttosto recenti. Tuttavia la parola inglese “Control” deriva da un adattamento francese del latino medievale “contrarotulus” che indicava un registro doppione di un altro, compilato con scopi di verifica e vigilanza. Anche in italiano la parola controllo deriva da ciò: essendo la radice sia italiana che inglese la medesima, si è reputato corretto poter abbreviare anche in italiano ConTRolLo in CTRL. Abbiamo così salvato capra e cavoli, perché un cambio di denominazione avrebbe causato confusione nell’utente essendo un tasto usatissimo per scorciatoie di ogni tipo. E AltGr? Significa Alternate Graphic, deriva anch’esso dal latino e pertanto non è sbagliato usare in una tastiera italiana tale abbreviazione come Alterna Grafica. Ho prodotto questo tasto e nelle versioni da esportazione QWERTY e QWERTZ lo monterò sicuramente (per il resto invece penso di mantenere i tasti ausiliari come nell’italiano). Però nella versione QZERTY italiana mi sembrava più piacevole chiamarlo Altri simboli, perché di fatto tale tasto è usato solo per quello e non crea perciò gran confusione nell’utente questo simpatico cambio di designazione.
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@VescovoAlessio Chiarissimo, notevole anche come sono state pensate le scorciatoie.
Scrivendo di solito su 40%, le accentate (gravi, acute, e maiuscole) anch'io le ho lasciate semplicemente sui relativi tasti delle vocali, mi sposto solo di piano con altri tasti (e combinazioni) che fanno da modificatori.
Ti dico che la tua maniacalità ai particolari (non intesa assolutamente come offesa), mi fa quasi paura, sei un ragazzo giovane ed è veramente "strano" trovare una passione così forte (anche per questo mi sono permesso di farti le domande da rompic..).
Ti chiedo solo un'ultima cosa: dilettandomi anche io con costruzioni manuali di tastiere (intendiamoci, se la tua è 100, le mie sono 1 in quanto a precisione e cura), c'è sempre qualcosa che non va come vorrei, un gioco un po' troppo lasco, uno spigolo non uguale agli altri, qualcuna che non suona bene, etc.
Di solito "mi arrendo" a tenermi quella imperfezione (anche se mi ci cade sempre l'occhio), intanto perché spesso è ineliminabile (a costo di rovinare altre parti) e poi perché alla fine fa parte anche lei della sua unicità.
Qual è invece la tua filosofia, ti arrendi oppure ti sfinisci fino a risolverla?
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Caro @alan0ford, non ci conosciamo ma dalle tue parole intuisco che tu abbia una certa età e maturità. Trovo piacevole questo confronto ed avrò piacere di vedere i tuoi lavori qualora essi siano pubblicati. Hai ragione, c'è sempre quel piccolo dettaglio che non va! A riguardo ho sviluppato un approccio risolutivo, utile ad ottenere una qualità elevata evitando di incorrere nella psicosi. È indifferente che si tratti di una macchina da scrivere o di una tastiera: dapprima mi impegno al massimo per risolvere il problema e generalmente riesco almeno a ridimensionarlo. Ci dormo sopra e se non trovo un modo per risolverlo completamente lo valuto come accettabile qualora non sia individuabile da un utente medio e possa essere reputato accettabile da un collega che se ne accorgesse in futuro. Facciamo un esempio pratico: durante le prime prove di creazione dei tasti, la resina nera iniettata con la siringa dopo polimerizzazione UV sviluppava al suo interno delle bolle d'aria molto vistose. Ho provato allora a mettere i tasti in un contenitore apposito e tirare il vuoto con una pompa prima di polimerizzarli, ma niente, le bolle persistevano. Dopo molte altre prove sono infine riuscito a trovare 4 fattori estremamente migliorativi: miscelare la resina diverse ore prima dell'uso, riempire la siringa lentamente per non fare entrare aria al suo interno, creare dei canali di iniezione della resina, pigmentarla per renderla un po' più scura. Ma nonostante ciò talvolta si formano delle bollicine piccolissime… Rispetto a prima che erano tante ed enormi ora sono poche e piccolissime; ho fatto tutto il possibile per eliminarle completamente, ecco che attualmente reputo questo piccolo difetto dalla comparsa saltuaria come dici tu una caratteristica dell'unicità del prodotto dato dall’artigianalità della fabbricazione. D'altronde, cosa ne sarebbe del piacere di ascoltare un buon disco di vinile se non avesse quel piccolo fruscio di sottofondo?
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@VescovoAlessio sì, circa il doppio dei tuoi...
Le mie costruzioni sono solo hobbistiche le trovi su reddit, stesso nickname (di solito al primo commento metto un link con le foto più significative).
Ora ti sto scrivendo da questa.
Mi ha confortato sentire il tuo approccio (la parola "psicosi" che hai usato fa parte dei rischi) ed hai secondo me trovato il giusto equilibrio (anche in considerazione del fatto che i tuoi prodotti sono in vendita e non sono ad uso hobbistico).
Grazie per la cordialità ed il tuo tempo
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Cari amici di Keeb.it, la scorsa settimana ho completato la costruzione della N°23003 la prima tastiera Vescovo venduta! La scrittrice italiana che l'ha acquistato ha dovuto pazientare per due mesi, ma una volta ricevuta è stata molto contenta!
Ha scelto come finiture: noce nazionale italiano, inserto in alluminio anodizzato nero, compatibilità MacOs e tra tutti gli interruttori che le ho fatto provare ha scelto i cherry MX marroni (lubrificati).
Condivido qui alcune foto scattate dal fotografo. Guardate la bellezza del Noce Italiano: ogni albero è unico e passando per le mani di un bravo falegname si possono creare prodotti dai colori e dalle venature straordinarie, per questo motivo per tutto il Rinascimento e anche dopo era considerato il legno più pregiato al mondo . Nei tempi moderni è stato scartato dall'industria, perché l'industria ha bisogno di "standard". Se costruisco 10 tastiere in rovere tenderanno ad essere tutte molto simili e così è per tanti altri legni. Invece se costruisco 10 tastiere in Noce italiano saranno tutte molto diverse.
Come dicevo, trattandosi di un legno non utilizzato dall'industria non è facile da reperire. L'albero utilizzato per costruire questa tastiera è stato tagliato da un contadino circa 6 anni fa sui Colli Euganei, poi stagionato con cura. Questo albero forse grazie al terreno vulcanico su cui è cresciuto era veramente particolare: appare bicolore, venato di nero e con micro-marezzature. La finitura a gommalacca conferisce una lucentezza ineguagliata da qualsiasi vernice sintetica al mondo. Esalta le marezzature producendo straordinari effetti ottici: cambiando il punto di vista queste appaiono, scompaiono e a volte cambiano anche direzione.
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@VescovoAlessio quando vedo lavori come questo e la passione che ci mette chi ci sta lavorando penso davvero sinceramente che il nostro hobby ha inequivocabilmente qualcosa di unico.
Grazie per condividere con noi le tue creazioni!
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In questo video potrete vedere punto per punto i molti vantaggi del Layout brevettato Nuova QZERTY. Armatevi di una QWERTY mal italianizzata e provate per credere. All'italiano medio che scrive con due dita e non sa la differenza tra accento grave ed acuto non importerà di questi problemi. Ma per quei pochi che scrivono molto in lingua italiana per professione, sono convinto che questo layout potrà essere per loro una svolta epocale in meglio.
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@VescovoAlessio ho visto finalmente con calma il tuo video e devo dire sinceramente che mi ha lasciato davvero molti spunti di riflessione.
Non so se avrò mai modo di poter sperimentare alcune delle tue soluzioni in termini di riposizionamento tasti - ho impiegato davvero tantissimo tempo per arrivare ad un livello accettabile di digitazione con il layout qwerty normale - ma una delle cose che mi intriga davvero tantissimo è ricostruire la genesi di questi layout: sia quello originale Olivetti per la macchine da scrivere (ma qui le info sono abbastanza definite) sia quello che poi è diventato il layout da PC. Ho fatto alcune ricerche in merito e sono arrivato a circoscrivere tutto al binomio Microsoft/IBM tra 1983-84, non riesco però ad avanzare nella ricostruzione lato Olivetti ed M24. -
@yLothar In effetti in rete non si trova molto materiale a riguardo, e quello che si trova è in ordine sparso. Senza una buona dose di esperienza è impossibile capirne il filo logico. È una storia lunga e dalle mille sfaccettature, ma proverò a fare per i lettori di Keeb.it un breve riepilogo storico dello sviluppo della testiera dei nostri computer, e come per molte altre storie di grandi invenzioni che hanno rivoluzionato il mondo moderno questa storia inizia... In Italia!
Il 14 settembre 1855 Giuseppe Ravizza brevetta a Milano la prima macchina da scrivere di concezione moderna al mondo. La tastiera inizialmente è ortolineare, alfabetica ma l'inventore si rende presto conto dei limiti di questa soluzione. Annota infatti: «Nella distribuzione vedo bene che sono necessitato di abbandonare l'ordine alfabetico il quale mi obbliga ad un moto delle dita saltuario e ad una celerità da tartaruga; vedo bene che è necessario mettere le vocali in mezzo onde siano alla portata dei diti attivi». Prende quindi un brano letterario di 100 parole ed inizia a studiare le frequenze delle lettere ed a posizionare opportunamente i tasti, nacque così la prima tastiera ottimizzata con largo anticipo rispetto al resto del mondo.
Ravizza decide anche di abbandonare il primordiale sistema ortolineare, per cui la prima tastiera ottimizzata del mondo è sfalsata, non-alfabetica. In realtà fa molte prove, crea e commercializza la sua macchina da scrivere con vari tipi di layout, ma quello che definitivamente gli piacque di più fu il BCDFAE. Se durante le sue molte esposizioni internazionali, avesse trovato un imprenditore deciso ad investire per migliorare ed industrializzare la sua invenzione... Probabilmente oggi avremmo una derivazione di BCDFAE sui PC di tutto il mondo!
Tuttavia durante una delle molte esposizioni internazionali la macchina da scrivere dell'Italiano non passò inosservata ad uno Yankee che passava giusto di lì...
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Il 23 giugno del 1968 viene brevettata in America la Sholes & Glidden. L'immagine del primo brevetto che qui sotto condivido da poco spazio alle interpretazioni, ma d'altronde il Ravizza non brevettò la sua macchina in America. Non poté quindi fare nulla una volta constatato il plagio, se nonché arrabbiarsi con se stesso e disperarsi per l'accaduto.
Sholes e Glidden in America trovano facilmente un ricco finanziatore per il progetto, e così dopo alcuni anni di sviluppo nel 1873 è finalmente pronto un prototipo che sembra adatto ad una produzione di serie. Tra i molti problemi con cui si scontrarono ci fu anche quello della disposizione dei tasti, arrivarono alle stesse considerazioni del Ravizza ed allo stesso modo presero un testo letterario di 100 parole per studiarne la frequenza delle lettere. Così nacque la disposizione QWERTY che fu adottata sulle loro macchine da scrivere. Notare bene che in origine la M era a destra della L come su AZERTY e QZERTY. Difficile sapere per quale ragione a partire dalla Remington 2 la M fu spostata a destra della N creando il layout attuale. Personalmente credo valutarono che il ; era più usato della M, i documenti legali d'epoca ne sono sempre pieni e inoltre che la M avendo molta superficie veniva impressa meglio con la forza maggiore che può garantire l'indice rispetto al mignolo, problema che poteva esserci con i primi cinematismi piuttosto rudimentali che avevano queste macchine.
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Le prime macchine da scrivere americane iniziano ad essere esportate anche in Europa ed il layout QWERTY come era pensato in America appare molto "stretto" per le lingue europee che sono decisamente più complesse dell'inglese: c'era necessità di molti adattamenti. Si notò subito che avere i numeri sul piano più comodo che è quello delle minuscole rendeva automaticamente i simboli scomodi perché sarebbero dovuti ricadere sul piano delle maiuscole e questo ai francesi in particolare non piacque affatto perché hanno una lingua complessa e ricca di accenti. Decisero allora di progettare una disposizione con simboli sul piano delle minuscole ed i numeri sul piano delle maiuscole. Inoltre spostarono la W che non era propria della lingua francese in una posizione secondaria in favore della Z. Per quanto riguarda la A, francamente mai capirò perché decisero di relegarla alla posizione non comodissima che aveva la Q. Nasce così sul finire dell'800 AZERTY, all'incirca come la conosciamo oggi.
L'Italietta arretrata e poco industrializzata iniziò comunque piano piano a comprare queste macchine da scrivere americane, ed essendo l'italiano come il francese una lingua ricca di accenti gli importatori decisero di dotare le macchine da scrivere italiane del layout AZERTY con piccolissime modifiche, come ad esempio l'aggiunta di ò e di ì. Nacque così la AZERTY Italiana di cui forse quasi nessuno dei lettori ha mai sentito parlare, ma è stata utilizzata fino all'avvento della Olivetti M20 (non il computer, la macchina da scrivere ). Quella che potete vedere qui sotto è una tastiera AZERTY Italiana in condizioni di conservazione più uniche che rare, di una Olivetti M1 (1913).
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Nel 1920 arriva il primo modello veramente di successo della Olivetti: la M20, e con essa anche il nostro layout nazionale QZERTY! Tutte le Olivetti M1, anche le ultime prodotte si trovano con disposizione AZERTY, mentre le M20 fin dai primi numeri di serie sono QZERTY. Sembra insomma essere il 1920 l'anno spartiacque del cambio di tastiera, non esiste al momento documentazione storica a riguardo ma sarebbe curioso poter in futuro consultare l'archivio storico Olivetti per cercarla. Nel mio immaginario Camillo Olivetti un giorno si svegliò turbato e battendo i pugni sul tavolo disse: «Maledetti francesi, le segretarie italiane arrivano a casa la sera con una tendinite al mignolo sinistro a furia di allungarlo in quella maledetta posizione per prendere la A! Era molto meglio averla in posizione base del metodo 10 dita come aveva pensato Sholes!».
Non si è però spinto oltre, non c'è stato nessun miglioramento nella posizione dei simboli che rimangono come nell'AZERTY italiana. Questa tastiera rimarrà tale e quale immutata per tutti gli anni avvenire.
E con l'avvento dei computer? Dopo la tragica morte di Adriano Olivetti l'azienda perse via via lo slancio e la missione che si prefigurava, ovvero quella di essere un polo dello sviluppo tecnologico futuro del nostro paese. La crisi del 1964, la vendita della divisione calcolatori alla General Electric, e molte altre vicende segnarono la fine dei suoi valori fondativi. Alla domanda che posi ad un ingegnere pensionato che lavorava in quegli anni in Olivetti, sul perché non abbiano studiato la futura tastiera da PC per la nostra nazione mi venne risposto: «Tra la divisione macchine da scrivere e quella calcolatrici non ci parlavamo, figurarsi con chi lavorava all'elettronica. Avrebbe dovuto essere la dirigenza a pensare una simile iniziativa, ma in generale non c'era più una dirigenza all'altezza ed avevano anche molti problemi a cui pensare».
Siamo quindi diventati passivi fruitori di tecnologia altrui. Le aziende americane a cui non è mai importato granché del nostro mercato propongono per l'italietta una tastiera QWERTY, con numeri sul minuscolo e le accentate come anche l'apostrofo vengono per forza di cose rilegate a destra nei pochi slot che rimanevano liberi per poterle inserire senza lo shift. Probabilmente c'era anche un senso pratico della scelta in quanto i comandi di input di quei sistemi operativi erano in inglese. L'M20 (il computer in questo caso) viene prodotto con una tastiera QZERTY da macchina da scrivere o con una specie di QWERTY internazionale, mentre il successivo M24 di cui propongo di seguito la foto della tastiera, veniva venduto sia con tastiera da macchina da scrivere che con layout QWERTY mal italianizzato. La concorrenza infine vincerà la partita e così purtroppo quella QWERTY diventerà il nostro nuovo standard nazionale fino ai giorni nostri. Fino all'avvento di Nuova QZERTY. Spero di non avervi annoiato, come tutte le storie va raccontata bene per essere capita fino in fondo.
È stata fonte sia di ispirazione che di parte delle informazioni il libro: "Macchine per scrivere. Uomini, storie e invenzioni dalle origini ai giorni nostri. A cura di Cristiano Riciputi e Domenico Scarzello".
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@VescovoAlessio grazie, interessantissimo!
A parte qualche piccolo particolare, la storia la conoscevo già, soprattutto per quello che riguarda la parte più recente (Olivetti e passaggio storico alla tastiera PC).
Quello che ancora non sono riuscito a ricostruire è proprio la genesi del layout italiano per PC: gli anni sono 1983-84, con IBM 5150 e clone Olivetti M24.
Sono arrivato a ricostruire che il layout ISO-IT è di fatto "nato" con la versione 3.0 di quello che ai tempi era ancora chiamato PC-DOS, con il comando KEYBxx:Il momento storico è in poche parole quello che combacia con l'internazionalizzazione del PC e di fatto il passaggio a MS-DOS.
Non sono ancora riuscito però a definirne la vera paternità: è difficile infatti affermare con certezza se il layout sia nato in casa IBM piuttosto che in casa Microsoft - senza potenzialmente escludere un eventuale apporto della Olivetti, che in quel momento aveva - purtroppo - deciso di seguire IBM.
Ho provato a mettermi in contatto con qualcuno della Olivetti per indagare ma onestamente non sono stato - ad oggi - considerato...Il punto di svolta è - come hai indicato anche tu correttamente - il PC 5150 e il nostro clone M24 (nato per superare l'insuccesso dello M20 che aveva supporto per il solo PCOS, sviluppato dalla Olivetti stessa, mai decollato).
Lo M24 era offerto sia con PCOS che con MS-DOS e con tastiera in due layout diversi:La cosiddetta «Tastiera 1» (ANK 2463) è di fatto la replica - solo come layout - della mitica Model F del PC IBM 5150.
La «Tastiera 2» (ANK 2462) segue invece quello che diventerà il layout definitivo della tastiera per PC, lo IBM Enhanced Keyboard layout.
Quello che è il layout che poi è rimasto è nato proprio in quel passaggio.
Sarebbe bello sapere chi lo ha deciso...
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Caro @yLothar, grazie per la tua condivisione! In effetti sarebbe molto bello ricostruire questo tassello mancante. All'interno dell'associazione italiana di collezionisti macchine per ufficio compuitalia di cui faccio parte ci sono diverse persone che hanno lavorato proprio in quegli anni, alcuni sono soci illustri come Gastone Garziera. Posso provare ad interpellare alcuni di loro nella speranza di riuscire a ricostruire questo passaggio. Spero di saperti rispondere presto!
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@VescovoAlessio sarebbe favoloso
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Vi aggiorno su alcuni sviluppi della ricerca storica riguardo la QWERTY Italiana. Ho contattato Gastone Garziera, socio onorario dell'associazione CompuItalia. Non mi ha saputo aiutare ma mi ha dato il contatto di Alessandro Graciotti, che era un pezzo grosso del progetto M24. Anche lui purtroppo non ne ha idea, ma esclude categoricamente che sia stata la Olivetti a progettarla. E qui direi che sul fronte italiano siamo ad un punto morto.
Tuttavia ci sono delle importantissime novità sul fronte americano. Ho scritto un post su un gruppo FB di appassionati di retrocomputing IBM e mi hanno fatto notare che sul 3270 (anno 1971 e seguenti) non fu mai implementata la QZERTY italiana. C'è tanto di nota specifica sul manuale caratteri e tastiere alla pagina che riguarda l'Italia: «Italy uses the same 1/0 interface codes and graphics used in United States EBCDIC». Cioè il layout proposto sul 3270 da IBM per l'Italia è esattamente quello americano! I tasti di funzione hanno sì le scritte in italiano ma nulla più, la disposizione dei caratteri e dei simboli è quella americana. Mentre per la Germania crearono una QWERTZ dedicata, per la Francia una AZERTY dedicata, per l'Italia si sono detti: non ci interessa sviluppare un codice dedicato, usiamo la stessa disposizione degli Stati Uniti. Non so come inserissero gli accenti, forse usavano in qualche modo l'apostrofo per dead key come sulla attuale INT. US. o forse semplicemente per l'uso che si faceva di quei terminali non servivano.
Un passo decisamente interessante nella nostra ricerca!